Io Non Ci Sto - Altra Informazione

giovedì 19 febbraio 2009

Mills condannato per aver preso una tangente da Berlusoni. In Italia è silenzio. E Uolter si dimette....


Un tribunale a Milano martedí ha emesso una sentenza che avrebbe mandato in fibrillazione il sistema politico di molti paesi. Ha giudicato l'avvocato inglese David Mills colpevole di avere preso 600.000 dollari per pronunciare falsa testimonianza per proteggere il premier italiano, Silvio Berlusconi.
In Italia, il verdetto non é stato nemmeno al centro delle edizioni serali dei tg.
Questo onore é andato al principale avversario politico di Berlusconi, Walter Veltroni, che ha dato le dimissioni martedí dopo la pesante sconfitta del suo partito lunedí nelle elezioni regionali in Sardegna, dove il candidato uscente del Partito Democratico ha perso contro il figlio del commercialista di Berlusconi. Quindi la storia del giorno non é stata una storia di corruzione, bensí la storia della presa sul potere sempre piú salda da parte di Berlusconi.
Mills ha detto che fará appello. "Sono innocente, ma questo é un caso prettamente politico", ha dichiarato.
In effetti Berlusconi era un co-imputato finno all'anno scorso, quando ha fatto approvare dal parlamento una legge che garantisce l'immunitá parlamentare alle piú alte cariche dello stato, diciamo pure a lui, fintanto queste siano in carica.
Ciononostante nella confusa logica della politica italiana, la sentenza é sembrata, piú che una sconfitta per Mills, un'altra vittoria per Berlusconi, che in 15 anni in primo piano nella vita politica italiana é riuscito a trasformare ogni impedimento legale in potere politico.
Da miliardario che possiede il piú vasto impero mediatico italiano, Berlusconi é stato spesso condannato per corruzione, solo per vedere le accuse ribaltate in appello o prescritte. Si é dichiarato innocente in tutti i casi. Piú Berlusconi lavora sul sistema a suo vantaggio, piú gli italiani sembrano ammirarlo.
"C'é una parte della societá italiana che pensa che sia scandaloso che ci sia un premier che é stato coinvolto in cosí tanti processi, che ha un enorme conflitto di interessi", ha detto Sergio Romano, un giornalista del Corriere della Sera. "E' probabilmente una minoranza, ma ha una voce".
Ha aggiunto: "Credo che la vera domanda che dovremmo chiederci é perché ci sia una parte della societá italiana che non é scandalizzata?".
Gran parte degli italiani riesce a malapena seguire il filo di tutti i processi di Berlusconi. Sembra che anche lui stesso ce la faccia a malapena.
"Sono il detentore del record mondiale per numero di processi affrontati nell'intera storia dell'umanitá - e anche di altre creature che vivono su altri pianeti", ha detto l'anno scorso.
Roberto D'Alimonte, professore di scienze politiche all'Universitá di Firenze, ha detto: "Le uniche persone a cui importa sono la minoranza anti-Berlusconi. All'opinione pubblica non interessa - questo é parte del fenomeno Berlusconi".
C'é anche un tipo di politica campanilista cattolica, in cui si comprende che gli esseri umani a volte sbaglino.
Alexander Stille, autore del "Sacco di Roma", un resoconto critico dell'ascesa di Berlusconi, ha detto che gran parte degli italiani "sono arrivati al punto di ritenere la politica un affare sporco, che tutti hanno scheletri nell'armadio: e che i giudici abbiano dato piú attenzione a Berlusconi che a gran parte degli altri, e per questo hanno trovato piú scheletri".
Berlusconi é entrato in politica nel 1994, all'indomani di uno scandalo di tangenti in cui fu indagato un terzo del parlamento. Il sistema giudiziario venne allora visto come un'ammirevole parte del governo.
Ma durante gli anni é riuscito a trasformare la percezione pubblica del sistema giudiziario con le sue accuse senza sosta che questo sarebbe composto da persone di sinistra che lo prendono ingiustamente di mira.
"Una parte del paese ha paura della sinistra; hanno paura della sinistra, e Berlusconi si nutre di queste paure", dice Romano.
A dicembre, i pm hanno accusato Mills di avere preso dei soldi nel 2000 per pronunciare falsa testimonianza dei processi del 1997 e 1998 relativi a compagnie offshore che Mills ha aiutato a instituire negli anni '90 per la Fininvest, compagnia di Berlusconi.
L'Associated Press ha riportato che Mills é stato accusato dai pm di non avere detto al processo che due compagnie offshore che avevano preso parte all'acquisto di film statunitensi erano collegate con Berlusconi. Hanno anche detto che Mills non avrebbe menzionato una telefonata del 1995 con Berlusconi in cui i due avrebbero discusso dei pagamenti a quanto pare illeciti che Berlusconi avrebbe fatto al leader socialista Bettino Craxi, morto nel 2000.
A Martedí a Mills sono stati dati 4 anni e mezzo di reclusione, ma é improbabile che andrá davvero in carcere. Sotto la legge italiana, la reclusione inizia solo dopo la sentenza definitiva. E' anche improbabile che le due istanze in appello finiscano prima del 2010 - quando scatterá la prescrizione dopo 10 anni. Allo stesso modo, se Berlusconi rimane in carica fino a quel momento, anche il caso contro di lui morirá.
I pm a Milano hanno iniziato a fare indagini su Mills nel 2004 dopo una soffiata dalle autoritá londinesi, dove il commercialista di Mills si era recato con notizie su un potenziale uso improprio del denaro.
Nel 2004 Mills ha scritto al suo contabile, Bob Drennan, sulla situazione delle tasse da pagare per un pagamento proveniente da collaboratori di Berlusconi. In una lettera a Drennan, Mills scrisse: "Non ho mentito, ma ho aggirato alcuni angoli molto delicati, per usare una metafora, e cosí ho lasciato Mr. B. fuori da un mucchio di guai in cui si sarebbe trovato se avessi detto tutto quello che sapevo", secondo una copia della lettera.
In cambio della sua testimonianza, disse, aveva ricevuto dei soldi che "si potrebbero considerare come un prestito a lungo termine o un regalo".
Nel luglio 2004 Mills ha detto ai pm a Milano che la lettera era vera, e che aveva ricevuto 600.000 dollari da collaboratori di Berlusconi per avere dato una testimonianza favorevole. Piú tardi Mills smentí questa dichiarazione.
Mills é l'ex marito del ministro inglese Tessa Jowell, che in una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio martedí ha detto: "Questo é un terribile colpo basso a David ed anche se siamo separati non ho mai dubitato della sua innocenza".
Il pm nel processo Mills, Fabio de Pasquale, ha messo in dubbio la legalitá della legge che concede a Berlusconi e alle piú alte cariche italiane l'immunitá parlamentare. La Corte Costituzionale italiana non ha ancora emesso nessun verdetto sulla vicenda.
In autunno i notiziari hanno riportato che Berlusconi stava pensando di nominare Niccoló Ghedini, suo stesso avvocato, per riempire un posto libero alla Corte Costituzionale.
In un'intervista lo scorso autunno, Ghedini ha detto che questo sarebbe improbabile, ma non per il suo coinvolgimento diretto nei casi legali del premier.
"No, assolutamente", aveva detto. "Perché mi piace fare l'avvocato. Non sono mai voluto essere un magistrato".


International Herald Tribune (New York Times Europe), 18.2.09
[articolo originale di Rachel Donadio qui] - Traduz: Chediconodinoi.blogspot.com

lunedì 16 febbraio 2009

Una Botta di vita: Soluzioni per uscire da una crisi...

Dicono che il 2009 sarà l'anno della depressione. l para­goni con il 1929 si sprecano. Il nostro premier ha detto che dalla crisi si esce con la fi­ducia e l'ottimismo. Roba che, detta da un plurimiliarda­rio, produce in noi l'effetto esilarante delle migliori per­formance di un Groucho Marx o di un Totò d'annata.
Il consiglio di Nababbo Natale è stato deciso e risoluto: nei momenti di crisi bisogna spendere. Roba che, detta da uno che economicamente vive a un livello secondo solo agli sceicchi, determina in noi lo spasso tipico di una barzellet­ta irriverente o di una notizia letta al TG4 da Emilio Fede.
Spendere ... spendere cosa?
Gli unici soldi che restano mediamente nelle tasche degli italiani sono i quattrini tarocchi del Monopoli, un gioco ­ma soprattutto un concetto - tanto caro all'Unto. Passia­mo dal via e ritiriamo le 20.000!!! Rischiamo con Probabili­tà e Imprevisti considerato che di questi tempi le probabi­lità di imprevisti sono a portata di mano ... si passa dal Via­le dei Giardini al Parco delle Vittorie, dal Vicolo corto al Vicolo stretto, per arrivare a un Vicolo cieco!
Siamo in crisi, ma a tutto c'è rimedio. Solo che non l'ab­biamo ancora trovato.
Robin Hood è partito con la volontà di tassare le banche. Le sta finanziando. È partito con la volontà di abolire le tasse. L'ha fatto, e durante l'ultima nevicata a Milano non c'era più neanche il sale. Parte di quello che non abbiamo pagato in tasse l'abbiamo speso a fine vacanze natalizie a colpi di pale e picconi. Prossimamente vedremo cos'altro fare per sopperire alla carenza di servizi. Grazie Robin! Ma facci un favore, non aiutarci più! Comunque non dob­biamo sottilizzare, ci sono altri problemi sul piatto, e si sa, problemi o non problemi, se c'è un piatto c'è qualcu­no che mangia ... Questa regola non vale per tutti, ovvia­mente, per qualcuno il piatto piange, e spesso piange in­sieme al qualcuno. Ma sul piatto cosa c'è?
A quali imprese eroiche sono chiamati Robin Hood e i patrìoti di Sherwood? C'è Alitalia, abilmente sottratta ad Air France dalla cor­data italiana e che è finita nientepopodimenoche ... ad Air France ...
C'è la grande partita dell'EXPO 2015 e attenzione: gli expollah sono già in azione!
C'è la crisi internazionale, la sempiterna lotta tra israe­liani e palestinesi che sta sempre più diventando una tragicommedia da voltastomaco. Bisognerebbe farsi un canarino, ma c'è il problema del gas dei russi.
C'è il sogno di un 'Italia federale, sul modello della Svizze­ra ... rischiamo di prendere una cantonata. C'è la riforma della giustizia, la lotta di Di Pietro contro il lodo Alfano, la Gelmini e l'università, la tangentopoli rossa ... c'è di tutto, un tutto che impedisce di vedere la gente che annaspa. Però a Natale abbiamo avuto il boom degli acquisti, e tut­ti abbiamo pensato: ma dov'è la crisi?
Ha ragione il premier! Ancora una volta ha ragione lui! Lui ha sempre ragione anche quando ha torto ... ha ragio­ne ad avere torto.
Intanto le aziende chiudono, le fabbriche licenziano, i figli crescono e le mamme imbiancano (nel senso che tin­teggiano la casa per risparmiare).
La crisi del '29 partorì il nazismo, la crisi del 2009 dove ci porterà? Speriamo di non incappare in un altro 1933. Altro che paura del '68! Nel frattempo ... teniamo d'occhio la religione, perché tutto passerà di lì. Amen ...•

venerdì 13 febbraio 2009

Nessuno tocchi la casta - Intervista di Bruno Tinti all'Espresso

La riforma della giustizia? È diventata una paradossale lotta di classe. Perché gran parte della classe politica si batte da almeno 15 anni per paralizzare procure e tribunali. Ma è soprattutto una "questione immorale", che ha perso qualunque decenza. Bruno Tinti, fino a tre mesi fa procuratore aggiunto di Torino, ama definirsi "un cantastorie, che scrive e racconta quello che ha imparato": con un linguaggio semplice e diretto spara a zero sui programmi del governo. Tinti non è una toga rossa: piuttosto è una 'toga rotta', per parafrasare il titolo della sua fortunata opera prima, che non risparmia critiche nemmeno ai magistrati. E il suo nuovo libro, 'La questione immorale', è destinato a irrompere nel dibattito sulla riforma della giustizia, demolendo uno a uno gli argomenti del ministro Angelino Alfano. "È dai tempi di Mani pulite che la classe politica, senza distinzioni di partito, lavora per lo stesso obiettivo: conquistare l'impunità. In questi giorni ho ripensato a quando andavo in carcere per interrogare un bandito che voleva collaborare, un rapinatore o un ladro che aveva deciso di fare i nomi dei complici. Assistevo sempre alla stessa scena: mentre il pentito veniva accompagnato al colloquio, tutti i detenuti, non solo quelli che lui avrebbe accusato, lo riempivano di insulti e di minacce. L'omertà era un bene che andava difeso da tutti i delinquenti che avevano un interesse comune: l''infame' va bloccato perché sennò il sistema salta. Ecco, gran parte della politica adotta la stessa logica: non ha importanza quali sono i guai occasionali di questo o quel politico, c'è un interesse comune: l'impunità. Le intercettazioni, ad esempio, non si devono fare perché oggi può toccare a me, domani a te".Ogni riforma creata per aumentare lo scudo a protezione dei potenti non incide solo sui loro processi: aumenta l'inefficienza dell'intero sistema, fa lievitare la montagna di fascicoli arretrati e reati dimenticati. A leggere il libro nasce un sospetto: questa paralisi è un danno collaterale o c'è la volontà di creare un'impunità di massa? "È un effetto sicuramente voluto nella parte in cui fa riferimento a singoli interventi. La riforma dell'interesse privato in atti d'ufficio e dell'abuso d'ufficio ha reso praticamente impossibile punire i reati commessi dagli amministratori pubblici. La riforma delle intercettazioni renderà impossibile farle. In questi casi la volontà politica è evidente: il malaffare non deve essere scoperto. E, se proprio viene scoperto, non deve essere conosciuto dai cittadini. Insomma, l'inefficienza è cercata, perseguita e voluta. Ci sono poi altre situazioni in cui l'estensione dell'impunità è un effetto secondario. Come la riforma del falso in bilancio: ciò che interessava era fermare un singolo processo, poi la legge è rimasta lì e ora non c'è modo di punire condotte terribili per l'economia del paese". Di controriforma in controriforma, il rischio è quello di svuotare la Costituzione. Ma nell'elenco delle demolizioni in corso da parte del governo, c'è un progetto che lei considera più pericoloso per la democrazia? "Metterei sullo stesso piano la riforma delle intercettazioni e l'inasprimento delle pene per i giornalisti e gli editori: il pericolo più grande per la democrazia è il bavaglio all'informazione. In realtà, con le ultime novità, non ci sarà bisogno di imbavagliare l'informazione: semplicemente non si faranno più intercettazioni e alla fine non si faranno nemmeno i processi".E le riforme possibili? Ci sarà qualcosa che si può fare per rendere più rapidi i processi? "Sono riforme solo teoricamente possibili. Perché la politica non vuole che la giustizia funzioni". Ma mettiamo che all'improvviso l'Italia fosse obbligata ad adottare alcuni interventi, quali indicherebbe? Tinti mette al primo posto la razionalizzazione delle circoscrizioni: in pratica, eliminare i tribunali troppo piccoli e frazionare quelli troppo grandi. Seguita subito dalla riforma delle notifiche. Oggi gli imputati devono essere avvertiti di ogni fase del processo; se non lo sono, tutto nullo. Fino al 2005 se ne potevano occupare anche le forze dell'ordine, poi questo è stato vietato e il compito è stato riservato alle poste o agli ufficiali giudiziari. Risultato: il numero di udienze andate all'aria è moltiplicato. "Ma non è solo questo il problema: la vera riforma è concettuale. Un cittadino sottoposto ad indagine deve essere subito avvertito: 'Guarda che ti facciamo un processo', poi l'onere di informarsi di quello che accade dovrebbe essere suo. Non è possibile che lo Stato debba andarlo a cercare dappertutto. Occorre una inversione logica: una volta che l'imputato abbia nominato il suo difensore o ne abbia ricevuto uno d'ufficio, le notifiche dovrebbero essere fatte solo all'avvocato. E se il cliente si rende irreperibile peggio per lui. Ma questa riforma non si farà mai: le si oppongono sia l'ideologia delle garanzie, vere o finte che siano; sia l'interesse degli avvocati. Per gli avvocati le notifiche sono una manna: i processi si fanno saltare con le nullità delle notifiche; e così passa il tempo e si raggiunge la prescrizione".E i magistrati? Il libro non li risparmia. "Certo, la magistratura ha molte responsabilità. Ma non c'è la volontà di opporsi alle riforme che farebbero funzionare il processo. La mia critica verso i magistrati riguarda le logiche con cui vengono gestite le nomine dei capi degli uffici. O la strumentalizzazione dei rapporti di potere interni che viene fatta da alcuni per garantirsi carriere parallele: i posti di prestigio accanto a ministri e deputati; l'elezione a parlamentare, il 'fuori ruolo' che da venti anni non fa il giudice ma sta in mezzo alla gente che conta. Logiche non trasparenti, talvolta inaccettabili e spesso anche immorali, con cui viene gestita la carriera dei magistrati".Il volume ha una conclusione cupa. Tinti ammette di non essere riuscito a far nulla per migliorare la giustizia. "Dal punto di vista concreto hanno vinto loro. È illusorio sperare che una classe politica in gran parte fondata sul malaffare ponga mano a una riforma concreta. A loro interessa solo quello che porta acqua al mulino dell'impunità. Ma sono anche ottimista. Perché c'è sempre più gente che comincia a spiegare all'esterno: 'Guardate che vi stanno mentendo'. E c'è sempre più gente che sta rendendosi conto...". Piercamillo Davigo parla spesso della teoria del pendolo: ci sono momenti storici in cui fattori esterni, come la crisi economica o la congiuntura internazionale, determinano una richiesta di giustizia che non può più essere negata. A quel punto si torna a dare incisività all'azione penale. "Ma questo significherebbe che il Paese è arrivato alla bancarotta. Però è vero, forse quando avremo toccato il fondo ci sarà un ricambio". E infatti Tinti conclude ricordando il crollo dei Muro di Berlino: "Nessuno sa bene perché è crollato; però è successo e tutti cantavano ed erano felici. Un giorno anche la giustizia italiana cambierà; come è successo per il Muro".

lunedì 9 febbraio 2009

Una vergogna di condanna

Un giudice di Treviso ha condannato la signora Ada Stefan «per avere offeso l’onore e il prestigio del consiglio comunale di Vittorio Veneto dicendo ad alta voce, rivolta al loro indirizzo, “Vergognatevi”».Già, nella Treviso dell’ex sindaco Giancarlo Gentilini che vuole “eliminare i bambini dei rom” e invoca la “pulizia etnica dei culattoni” e lancia proclami contro «efebi, putane, grigi e recioni»? Nelle terre in cui Vittorio Sgarbi definì i veneti che non lo hanno votato “deficienti, egoisti, stronzi, destrorsi, unti, razzisti, evasori teste di cazzo”
All’origine di tutto c’è una licenza edilizia concessa dal Comune di Vittorio Veneto alla società «Victoria Sport» perché edificasse in un’area del piano regolatore destinata a un grande «polo sportivo d’interesse nazionale» con un impianto di pattinaggio a rotelle con tribune, palestre, foresterie, due campi di calcio, parcheggi e un mucchio di altre cose compresi un po’ di «spazi commerciali accessori». Un progetto ambizioso, tanto che il Comune aveva dovuto autorizzare una deroga a superare il tetto massimo di 48 mila metri cubi e salire addirittura a 68 mila.Peccato che qualche anno dopo risultassero costruiti, come spiega una denuncia degli abitanti della zona, «solo gli ambiti destinati a spazi commerciali accessori». E gli impianti sportivi? Calma, pazienza, deroghe. Finché, davanti alla richiesta di demolire tutto, visto che il progetto originale stravolto risultava tutto abusivo, l’amministrazione comunale a guida leghista dice che «l’esigenza del ripristino della legalità non è sufficiente a giustificare la demolizione richiesta, occorrendo comparare l’interesse pubblico alla rimozione con l’entità del sacrificio imposto al privato».
L’avvocato Daniele Bellot, legale degli abitanti della zona, seppellisce la giunta con un mucchio di sentenze di sette o otto Tar (compreso quello Veneto) e del Consiglio di Stato unanimi: in casi del genere l’abuso edilizio va abbattuto. Niente. E’ a questo punto che, durante un consiglio comunale, la signora Ada Stefan sbotta: «Vergognatevi! ». Non l’avesse mai detto! Il leghista Mario Rosset si indigna. E’ lo stesso collega di partito di quel Bossi che ha bollato Berlusconi come “un brutto mafioso che guadagna i soldi con l’eroina e la cocaina” i neri “bingo bongo” le sinistre “nazicomunisti” e papa Wojtyla un “papa extracomunitario” alla guida di un Vaticano che «le camicie verdi affogheranno nel water della storia».Quegli insulti, per lui e la magistratura, erano, evidentemente, «normali». Dire «vergognatevi» no. Che vergogna!

Dal blog di DANIELE MARTINELLI

domenica 8 febbraio 2009

Fmi, per l'Italia ripresa a fine 2010 - ma restano molte incertezze


WASHINGTON - "La possibilità che la recessione in Italia si prolunghi nel 2010 non può essere scartata": ad affermarlo è il Fondo Monetario Internazionale, nel Rapporto Article IV, pubblicato nella notte. Le previsioni dell'organizzazione internazionale sono pertanto più pessimistiche di quelle della Commissione Europea e della Banca d'Italia. Anzi, gli stessi analisti di Washington definiscono "tetre" le prospettive economiche dell'Italia, ritenendo che nel migliore dei casi si avrà "un'eventuale ripresa debole e lenta". Ma sulle stime per il prossimo anno arriva una ulteriore precisazione da parte del direttore esecutivo per l'Italia Arrigo Sadun. Secondo il quale per il nostro paese la ripresa è invece attesa nel 2010: "Già nel quarto trimestre il tasso di crescita è previsto allo 0,8%".
Il rapporto. Il Fmi ha confermato le sue previsioni già pubblicate il 28 gennaio, indicando che l'Italia conoscerà tre anni consecutivi di contrazione del Prodotto interno lordo (-0,6% nel 2008, -2,1% nel 2009 e -0,5% nel 2010). "Come il resto della zona euro, al momento l'Italia è duramente colpita dalla degradazione dell'ambiente economico, anche se il suo settore finanziario ha continuato a resistere relativamente bene", si legge nel rapporto annuale sul nostro Paese. "La recessione si aggrava e, anche se è prevista una ripresa progressiva nel 2010, la possibilità che l'arretramento dell'attività si prolunghi non può essere scartata", sono pertanto le conclusioni.
Una riforma del mercato del lavoro. Cosa fare per evitare il peggio? Secondo gli analisti di Washington l'Italia deve continuare sulla strada delle liberalizzazioni ed è necessaria una riforma del mercato del lavoro di "seconda generazione". Per il mercato del lavoro servono infatti "riforme ampie al fine di evitare ulteriori interventi parziali che esacerberebbero le iniquità già esistenti".
"Considerare uno stimolo più ampio". In generale, servono per l'economia "misure tempestive, mirate e coordinate" tenendo conto dei programmi di riduzione della spesa: "Il pacchetto fiscale presentato di recente al Parlamento - afferma l'Fmi nell'Article IV - è in generale in linea con queste considerazioni. Se le prospettive di crescita peggioreranno ulteriormente, però, uno stimolo più ampio potrebbe essere considerato".
Pil, deficit e debito. Il Pil italiano si contrarrà quest'anno del 2,1% e "a causa del deterioramento macroeconomico". Il rapporto deficit-Pil tornerà sopra il 3%. Il debito pubblico italiano salirà quest'anno al 108,2, dopo essersi attestato al 105,7 nel 2008. Per il 2010 il Fondo prevede un debito pari a 109,7. - Fonte: Repubblica.it

Riforma della giustizia - Cosa ne pensa la carta stampata

Ecco un po di rassegna stampa sulla riforma della giustizia appena varata. Dal Blog di Marco Travaglio. Leggete e meditate..... Eluana è stata USATA ancora una volta come pretesto per nascondere altre nefandezze. Napolitano rimanda il decreto alle camere che lo riscrivono paro paro... una sfida forse? Sulla riforma torneremo a ragionare..... Intanto leggete e meditate....

Il Sole 24 Ore
7 febbraio 2009

Processo, passo indietro dell'accusa
Donatella Stasio


Indagini esplorative arriva lo stop al pm
D.St.


La Repubblica
7 febbraio 2009

Riforma del processo, norma pro premier
Liana Milella


La Stampa
7 febbraio 2009
Intervista
Bruti Liberati: ''E' solo un messaggio ai pubblici ministeri''
Susanna Marzolla



--Il Velino Sera--
Roma, 6 feb (Velino)

Processo penale, da Cdm più poteri a polizia giudiziaria e difesa

“Questa riforma non sarà completa finché non verrà inserito il tassello
dell’abolizione del secondo grado di giudizio per chi è stato assolto in primo
grado”. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lo mette in chiaro
presentando in conferenza stampa la riforma del processo penale che oggi è stata
varata all’unanimità dal Consiglio dei ministri. “E’ un principio di democrazia
a cui teniamo molto – dice Berlusconi –: che un cittadino assolto in
primo grado non possa essere chiamato da un magistrato, magari per un puntiglio,
nel girone infernale di un secondo e terzo giudizio”. Una modifica per cui
“vedremo se sarà necessaria una riforma costituzionale
– dice
Berlusconi -, ma che ci porrà sullo stesso piano delle grandi democrazie
occidentali”. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha quindi illustrato i
principi base della riforma varata dal Cdm e articolata su cinque deleghe al
governo: “Abbiamo fatto un buon lavoro con l’obiettivo di garantire un processo
penale più rapido e giusto”, dice il Guardasigilli.

La novità più importante fra quelle introdotte riguarda i poteri di
indagine affidati alla polizia giudiziaria, che saranno ampliati “rendendo così
più efficace la lotta alla piccola criminalità”, dice Alfano. Il pubblico
ministero non potrà più prendere cognizione diretta delle notizie di reato, ma
si limiterà a riceverle dalla polizia giudiziaria. Quest’ultima godrà di
maggiore autonomia, così da poter svolgere investigazioni anche autonome
rispetto a quelle delegate dal pm. La polizia giudiziaria potrà compiere tutti
gli atti urgenti anche dopo che il pm ha assunto la direzione delle indagini e
svolgere di iniziativa ogni attività necessaria ad accertare i reati. Su delega
del pm, potrà poi assumere l’interrogatorio dell’indagato.

(...)
Verrà ampliato il potere dell’imputato di far ammettere le prove a
discarico, escludendo solo quelle vietate dalla legge o manifestamente
irrilevanti, ma si impone maggiore rigore nell’indicare la rilevanza dei
testimoni. Nell’ambito delle investigazioni difensive, l’avvocato potrà ottenere
dal giudice l’accompagnamento coattivo della persona informata che intende
sentire, salvo legittimi impedimenti.

vedi anche

Repubblica — 15 dicembre 2008 pagina 1 sezione: prima pagina
Giustizia, piano del premier per allungare i processi



ilmessaggero.it
Riforma giustizia, le sentenze non varranno più come prova in tutti i processi
Roma (6 febbraio)
- La riforma della giustizia approvata dal
governo riscrive l'articolo 238-bis del Codice di procedura penale: le sentenze
passate in giudicato potranno essere così considerate come prova solo nei
processi di mafia, terrorismo o per reati gravissimi. Secondo il codice di
procedura in vigore, all'articolo 238-bis appunto, in tutti i tipi di processi
le sentenze definitive possono avere valore di prova.

Possibili effetti sul caso Mills.

Secondo ambienti parlamentari del centrosinistra l'innovazione
potrebbe rivelarsi di una qualche utilità nel processo Mills. Qualora l'avvocato
inglese venisse condannato, la sentenza del suo procedimento non potrebbe in
alcun modo influire, avendo effetto di prova, nel processo che si dovrebbe
ancora celebrare nei confronti del presidente del Consiglio. Per effetto del
Lodo Alfano il processo Mills non può continuare nei confronti di Berlusconi
fino alla fine del suo mandato al governo. E alla sua ripresa, grazie a questa
modifica contenuta nella riforma, l'eventuale condanna di Mills, non potrà avere
conseguenze formali sul procedimento che interessa il Cavaliere. L'articolo 238
bis era stato aggiunto nel 1992 per evitare che nei processi di mafia si dovesse
ogni volta ricominciare da capo con il dover dimostrare teoremi come quello, ad
esempio, della 'Cupola'.


La Stampa
7 febbraio 2009

Processo penale, meno poteri ai pm
Francesco Grignetti


"... Secondo Antonio Di Pietro, la riforma è tutta una scusa di Berlusconi «per
inseguire la sua impunità». Un codicillo prevede in effetti che le sentenze
definitive non potranno più essere utilizzate come prova in altri procedimenti,
salvo che per i reati di mafia e terrorismo. A Di Pietro sembra una norma
perfetta per il caso Mills: qualora l’avvocato inglese venga condannato, e se
mai il Lodo Alfano fosse bocciato dalla corte costituzionale, questa norma
sarebbe un paracadute perfetto per il premier. Si vedrà..."



Giustizia: Di Pietro, Berlusconi procede a sua demolizione
(Asca) - Roma, 6 feb -
''Provvedimento dopo provvedimento si
procede a ritmo forsennato alla demolizione della giustizia in Italia da parte
del governo Berlusconi. Appena ieri, l'approvazione di un ddl sulle
intercettazioni che, se dovesse essere approvato in via definitiva, bloccherebbe
ogni possibilita' di contrastare efficacemente la criminalita', e oggi, con le
nuove proposte in materia di giustizia, si aggiunge un ulteriore tassello verso
lo stato dell'illegalita'''. Ad affermarlo e' il leader di Italia dei Valori
Antonio Di Pietro.
''Contestiamo innanzitutto l'idea - ha spiegato - che si debbano ridurre i gradi
di giudizio in caso di assoluzione.
Se e' vero, come e' vero, che un giudice puo' sbagliare una prima volta, puo'
sbagliare sia nel condannare che nell'assolvere. Ed e' dunque bene che vi sia un
doppio controllo prima di assolvere o condannare qualcuno. Riteniamo assurdo poi
che il Parlamento debba concedere ben cinque deleghe legislative al governo,
anzi, addirittura a questo governo, per provvedere alla modifica
dell'ordinamento giudiziario e del codice di procedura penale. Affidare al
governo Berlusconi e, dunque direttamente a lui, interventi in materia
giudiziaria e, non al Parlamento, e' come affidare il pronto soccorso a Dracula''.
Contestiamo, inoltre, che i magistrati, sia pure vice procuratori onorari,
debbano essere eletti dal popolo: cosi' facendo, assisteremmo a un mercimonio di
persone che per essere elette, ad una carica cosi' delicata e importante,
finirebbero per fare accordi di lobby politica con l'elettorato di riferimento''.
''Infine, e' del tutto anacronistico - sostiene Di Pietro - impedire al pubblico
ministero di acquisire autonomamente notizie di reato e relegarlo cosi' al ruolo
di notaio delle indagini svolte dalla polizia. Come e' noto, la polizia dipende
dal potere esecutivo e, quindi, sara' messa in condizione di svolgere solo
quelle indagini che non disturbano chi governa''. min/mcc/alf


La Stampa
7 febbraio 2009
L'uso politico di una tragedia
Lo strapotere della Chiesa lo scivolone del Quirinale il pugno del Cavaliere.
Luigi La Spina

... Nella partita a scacchi tra organi dello Stato che si è svolta ieri
resta da notare la determinazione del presidente del Consiglio nell’imboccare
consapevolmente la via dello scontro col Quirinale. Non tanto e non solo per
piegarsi alle volontà del Vaticano, assumendo il ruolo di difensore della fede e
della morale cattolica nella politica italiana, in una versione confessionale
dell’eredità democristiana. Quanto per assestare, in modo clamoroso, un colpo al
prestigio e al ruolo del Capo dello Stato e a chi, come Fini, ne segue troppo
pedissequamente i consigli.
Sfogando un risentimento che Berlusconi
cova da tempo nei confronti di Napolitano e che, finora, si era acconciato a
mimetizzare nella diplomazia istituzionale molto a malincuore. Nella
speranza, inoltre, di dimostrare quanto sia necessario un riequilibrio dei
poteri a favore della presidenza del Consiglio
, manifestatasi così
impotente in una questione così delicata. Sarà difficile che una riforma
costituzionale quale Berlusconi vagheggia sia realizzabile, almeno in tempi
ragionevolmente brevi. Ma in politica, soprattutto in quella italiana, non
sempre servono i risultati. Bastano le intenzioni.

venerdì 6 febbraio 2009

Maria Stella, giovane gambero, e la grande Onda che la sommerge.

Il giovane gambero voleva imparare a camminare in avan­ti. Così prese a eser­citarsi di nascosto e, a suon d'inciampi e nasate per terra, riu­scì nel suo intento. I genitori la presero male: la madre fe­ce una scenata da madre, scoppian­do in lacrime ("Torna in te, cammina come i tuoi fratelli, che ti vogliono tan­to bene"; il padre ebbe la reazione di un padre: lo cacciò di casa («Il ruscello è grande: vattene e non tornare più in­dietro»). Il giovane gambero iniziò co­sì il suo cammino solitario e in avanti. Un gruppetto di rane-comari lo osser­vò con sospetto, invece che con ammi­razione ("Il mondo va a rovescio"), ma lui non se ne curò. Poco più in là, s'im­batté in un vecchio gamberone malin­conico, nascosto al riparo di un sasso ("Anch'io, da giovane, pensavo di inse­gnare ai gamberi a camminare in avan­ti. Ed ecco cosa ci ho guadagnato: vi­vo tutto solo e la gente si mozzerebbe la lingua, piuttosto che rivol­germi la parola"). Il gio­vane gambero provò pe­na per il vecchio e un po' di timore per sé. Ma infi­ne lo salutò e proseguì dritto per la sua strada.

In questi giorni, le scuole primarie ita­liane distribuiscono ai genitori dei bam­bini in età scolare un grazioso pieghe­vole, dal titolo «Devo iscrivere mio fi­glio alle scuole elementari. Che cosa cambia?». Aprendolo, si trova la foto di un ragazzino vestito di blu, in piedi di fronte alla lavagna e affiancato dal­la sua - possiamo scommetterlo an­che se è di spalle - assai giovane inse­gnante. L'alunno deve rispondere alle «domande di comprensione sulla let­tura». E quelli del ministero dcll'lstruzione, con un pizzico di vanità, fra tutte le possibili letture hanno scelto proprio la favola del giovane gambero, scritta da Gianni Rodari, che afferma il corag­gio delle proprie convinzioni al di là del giudizio altrui, l'irriverenza e la fatica del progresso che deve necessariamen­te rompere con il passato.
A un primo sguardo, non possiamo che dare loro ragione: il bambino in blu, in­fatti, sta scrivendo su una lavagna in­terauiva, roba che ci sognavamo fino all'altro ieri. Il touch-screen illumina­to gli permette di selezionare Io spesso­re della matita virtuale e ha una serie di pulsanti a lato, per cancellare, per cambiare colore, per sentire dei suoni. Ec­co il progresso, finalmente, che arriva nelle nostre aule. E, benché (maligna­mente) immaginiamo le scene dell'inse­gnante alle prese con i criptici messaggi di errore che inattesi compaiono sulla nuova lavagna high-tech, impedendo­le di fare ciò che vuole ("Ragazzi, va­do a chiamare il bidello"), noi siamo dalla parte dei giovani gamberi del mi­nistero e del gambero Mariastella Gel­mini. Arriva la tecnologia, era ora: it 's evolution, baby!
Poi, però. spostiamo lo sguardo sulla pagina accanto della brochure. «Insegnante unico di riferimento», recita il ti­tolo su sfondo marroncino simil-bache­ca-di-sughero. Il giovane gambero frena bruscamente, sollevando un polverone di sabbia "ahi ahi! non sarà davve­ro più sicuro invertire la marcia?"). Fa due timidi passetti all'indietro, mentre noi apriamo ulteriormente il pieghevo­le del M I UR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) e, voilà, scopriamo infine le Vantaggiose Offer­te Del Progresso.
Come per gli elettrodomestici sul vo­lantino dell' Auchan, il genitore del bambino in età scolare si trova a po­ter scegliere tra diverse soluzioni: i due «Modelli Base», da 24 o da 27 ore settimanali, op­pure i super-accessoriati, performanti ed ecososte­nibili «Modelli a Richie­sta», da 30 o 40 ore. Pur­troppo, sotto questi ulti­mi, che noi chiamavamo «Tempo pieno», in corpo di testo più piccolo viene specificato: «Che la scuo­la potrà attivare in base all'organico disponibile». Il giovane gambero si guarda intorno smarrito. Non si è mai avventurato co­sì a valle lungo il ruscello. Avverte dei rumori sinistri. Comincia a scorrazza­re qua e là, un po' in avanti e un po' al­l'indietro ("Dove sono tutti?"). Con la coda, urta un sassolino che si trova a pelo d'acqua. Quello si muove e pro­voca una piccola frana sulla riva, una pioggerellina di sassi ("Plof plof plof"). Il giovane gambero sente i tonfi sopra di sé, guarda in alto, appena in tempo per vedere la grande Onda che si sol­leva e gli si rovescia addosso.

Di Paolo Giordano - Scrittore. 27 anni, ha vinto Io Strega 2008 con il suo primo romanzo La solitudine dei numeri primi. È ricercatore di Fisica - Vanity Fair n. 06-2009

Per approfondire leggi anche: Come un ministro ti diventa avvocato, di Gian Antonio Stella - http://contecarlo.altervista.org/blog/?p=350

Lettori fissi